Nel corso dei secoli la Storia ha stravolto popoli e ridisegnato confini, ha eliminato civiltà e visto la tirannia di dittatori dispotici.
Una cosa soltanto non è cambiata: il bisogno di cultura.
Sin dagli antichi greci, ma anche dagli Egizi e dai Babilonesi, la cultura ha giocato un ruolo primario nell'evoluzione di ogni civiltà.
Figura di riferimento della cultura è da sempre l’intellettuale nelle sue diverse forme: può essere un filosofo, un sacerdote, un poeta, un pittore, uno scrittore, un legislatore…
Ma che cosa fa l’intellettuale?
Per prima cosa l’intellettuale legge e studia continuamente: poi comprende. Comprende ciò che sta succedendo o cosa sta cambiando in una società, ad esempio.
Dopo aver capito, si impegna a risolvere i problemi tramite quello che sa fare: con la scrittura, con la pittura, con una legge, con la poesia…
Ma tutto parte dall'aver studiato, che fa la differenza tra una persona e una grande persona: un politico che studiato e che si impegna diventa uno statista; uno scrittore che ha studiato e che si impegna diventa un letterato e le sue opere letteratura.
L’intellettuale dà voce alle ingiustizie, agli ultimi, agli oppressi: questo è quello che fa Charles Dickens in tutti i suoi libri (tra tutti Oliver Twist), questo è quello che fa Jack London e i suoi personaggi, come Martin Eden. Questo è quello che fa Italo Calvino: “La giornata d’uno scrutatore” e “I sentieri dei nidi di ragno” ne sono l’emblema.
Dare voce agli ultimi come i malati del Cottolengo; dare voce agli oppressi, dare voce ai combattenti, come il Comitato.
L’intellettuale può essere riassunto nel perfetto greco οιδα (òida): “ho visto” quindi “so”.
Davide Crudele
ciao Davide, vorresti unirti ad un blog multiautore che parla di "contemporaneità"
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